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L'Ora della Madre - Preghiera Mariana

Basilica Sacro Cuore di Maria, Rome - Fri, Apr 15th 2022

 

RITI INTRODUTTIVI

 Guida: Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo: a lui la lode e la gloria nei secoli!

Tutti: Amen!

Nella sua misericordia ci ha rigenerati a una speranza viva con la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

SALUTO E MONIZIONE

Guida: Fratelli e sorelle, ieri abbiamo celebrato con pietà commossa il mistero della Passione e della Morte del Signore. Oggi Cristo riposa nel cuore della terra, dopo aver compiuto interamente la volontà del Padre.

Ma non tutto ancora è compiuto: la Passione di Cristo Capo si prolungherà fino alla fine dei tempi nelle sue membra, fino alla Pasqua che sorgerà eterna quando egli ritornerà glorioso. Ogni cristiano è chiamato a completare nella sua carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa (cf. Col 1, 24).

In questo cammino di passione e di compimento, Maria ha il primo posto: è la Donna della fede e dell’Amore, è la Madre di tutti i viventi. Il Sabato Santo, giorno del «riposo» di Cristo, è l’«Ora» della Madre, nella quale si è misticamente raccolta tutta la Chiesa, soffrendo e sperando, implorando ed amando: unica luce sull’oscurarsi del mondo, vivida fiamma sul fumigare dei cuori: perché né Apostoli, né discepoli, né donne fedeli sapevano credere che il Maestro sarebbe risorto glorioso dopo tre giorni. Maria veglia credendo, pregando. Torturata dal dubbio, tentata da satana, sola resiste, portando il peso della sua suprema partecipazione al mistero salvifico del Figlio, in obbedienza al disegno del Padre. Una donna, Eva, iniziò con la sua disobbedienza la nostra rovina; una donna, la Vergine Maria, ha completato con la sua ubbidienza la nostra redenzione. Tutte le attese del mondo e dell’umanità diventano nel suo animo grido possente, per richiamare dai morti il Figlio ucciso, l’autore della Vita. Perché, se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe ogni fede, non avrebbe senso la nostra esistenza terrena (cf. 1 Cor 15, 17-19).

In questo «grande Sabato», la fede di tutta la Chiesa, la speranza di ogni creatura sta nel cuore della Madre: è lei «Chiesa» che crede contro ogni evidenza, che spera contro ogni speranza, che ama fino al supremo olocausto. Per poter vivere con Maria la sua e nostra «Ora di fede» chiediamo umilmente a Dio di lavare i nostri peccati nel Sangue di Cristo e di ravvivare la nostra speranza nella redenzione che ci è stata gratuitamente donata.

 

ATTO PENITENZIALE

Terminata la monizione, il Solista intona il Kyrie, eleison; l’Assemblea lo ripete. Dopo un tempo di silenzio, il lettore legge la petizione; l’Assemblea risponde col canto del Kyrie, eleison.

Lettore: Padre santo, che non hai risparmiato al tuo Figlio unigenito la passione e la morte per giungere alla Risurrezione, né hai lenito alla Madre sua che amavi l’abisso del dolore e il tormento della prova, abbi pietà di noi.

Tutti: Kyrie, eleison!

Lettore: Cristo, deposto col corpo in un sepolcro e disceso con l’anima agli inferi, che hai lasciato la Madre tua in balìa della tentazione suprema, ma hai sentito la sua fede e il suo amore seguirti con forza oltre la tomba, per gridare in anticipo la tua Risurrezione, abbi pietà di noi!

Tutti: Kyrie, eleison!

Lettore: Spirito del Padre e del Figlio, Amore dell’eterno Amore, che hai consumato in un rogo divino di Fuoco la Vittima sull’altare della Croce e hai misteriosamente fecondato il lungo doloroso travaglio della Vergine, perché diventasse Madre dell’umanità redenta e richiamasse a vita imperitura il Figlio sepolto, abbi pietà di noi!


ORAZIONE

Preghiamo! (pausa di silenzio)

O Dio, sapienza e pietà infinita,

che tanto ami gli uomini

da volerli compartecipi con Cristo

del tuo eterno disegno di salvezza:

fa’ che riviviamo con Maria

la forza vitale della fede,

che ci ha fatti tuoi figli nel battesimo,
e con lei attendiamo trepidanti

l’alba della risurrezione.

Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen.

 

HIMNO

1. Un oscuro silenzio sul mondo,

notte grave incombeva sui cuori:

s’era spenta la luce e la fede,

ora il Verbo taceva sepolto.


2. E gli Apostoli erravano spersi,

quale nave portata dai venti;

e le donne piangenti il Trafitto

apprestavano riti di morte.

 

3. «Rifarò in tre giorni il mio Tempio!»:

la solenne promessa del Cristo

ricordavano, attenti, i nemici,

che disposero guardie al sepolcro.

 

4. Solo tu, Desolata, credevi:

solo tu attendevi implorando

che la Vita tornasse dai morti,

nuovo Giorno, speranza d’eterno.

 

5. Dei credenti tu Madre, e di Pasqua

luminoso cammino alla Chiesa:

fa’ che noi rinnoviamo con gioia

il tuo «sì», professando la fede.

 

6. A te, Padre potente, sia gloria,

a te, Figlio, che vinci la morte,

a te, Spirito, fonte di vita:

dai redenti a voi salga la lode. Amen.


II. LITURGIA DELLA PAROLA: parte prima

«Tutto è compiuto» (Gv 19, 30)

Lettore: La liturgia bizantina del Sabato Santo alterna al Salmo 118 brevi canti, detti «tropari». Il salmo esprime l’ubbidienza incondizionata del Figlio e della Madre alla volontà salvifica del Padre: promesse, prefigurazioni, profezie trovano nell’immolazione di Cristo il loro compimento, nel dolore e nella compartecipazione della Madre il loro prolungamento ecclesiale. I tropari vogliono interpretare il lamento che la Vergine con le pie donne effuse al sepolcro di Cristo, piangendo – come preannunziava Zaccaria (Zc 12, 10) – il Primogenito trafitto.

 

SALMODIA E TROPARI

 Le strofe del Salmo 118 sono proclamate a due cori.

Beato l’uomo di integra condotta

che cammina nella Legge del Signore.

Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti

e lo cerca con tutto il cuore.

Siano diritte le mie vie,

nel custodire i tuoi decreti.

Non dovrò arrossire

se avrò obbedito ai tuoi comandi.

 

Monti e vallate, e voi figli dell’uomo

e creature del cosmo, piangete:

fate cordoglio con me, la Deìpara!

Conservo nel cuore le tue parole

per non offenderti con il peccato.

Benedetto sei tu, Signore;

mostrami il tuo volere.


Il mondo intero è turbato e sconvolto,

con te il creato soggiace al patire,

Verbo, che reggi e contieni ogni cosa.

Voglio meditare i tuoi comandamenti,

considerare le tue vie.

Nella tua volontà è la mia gioia;

mai dimenticherò la tua parola.


«Sola fra tutte, nel darti alla luce

io non conobbi il dolore, mio Dio:

ora d’affanno ho gravida l’anima».

Sii buono con il tuo servo e avrò la vita, custodirò la tua parola.

Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua Legge.


Lamenti e pianto effondeva, o Signore,

la Madre santa e straziata diceva:

«Come potrò seppellirti, mio Figlio?».

Siedono i potenti, mi calunniano,

ma il tuo servo medita i tuoi decreti.

Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,

miei consiglieri i tuoi precetti.


«Verbo del Padre, mia vita, mia pace,

come pensarti tre giorni sepolto?

Son lacerata, trafitta nell’intimo!».

Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi.

Io piango nella mia tristezza;

sollevami secondo la tua promessa.

«Perché io pianga il Figlio mio diletto chi mi darà una sorgente di lacrime?», geme la Vergine Sposa di Dio.

Io sono prostrato nella polvere;

dammi vita secondo la tua parola.

Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri.


«Vita, tu muori? ed abiti un tùmulo,

tu che di morte distruggi il potere,

tu che dall’Ade i morti risusciti?».

Venga a me, Signore, la tua grazia,

e la tua salvezza secondo la tua promessa;

a chi mi insulta darò una risposta,

perché ho fiducia nella tua parola.


«Gesù, mia gioia, tu amata mia luce,

perché t’han posto in un buio sepolcro?

Oh, misterioso umiliarsi di Dio

Sarò sicuro nel mio cammino,

perché ho ricercato i tuoi voleri,

davanti ai re parlerò della tua Alleanza

 

Fiaccola ardente nascosta sotterra

splende la carne di Cristo sull’Ade:

luce di vita che sperde la tènebra.

I superbi mi insultano aspramente,

ma non devìo dalla tua Legge. Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore, e ne sono consolato.


Gesù, mio Dio, e Re dell’universo,

perché discendi nel regno dei morti?

Tu vuoi salvare la stirpe di Adamo!

Ricordo il tuo nome lungo la notte

e osservo la tua Legge, Signore. Tutto questo mi accade perché ho custodito i tuoi precetti.


«Luce del mondo, mia luce, Gesù,

Figlio bramato, mio unico bene!»,

amaramente ti chiama la Vergine.


 

VANGELO

Lettore: Il Vangelo di Giovanni ricorda la Madre ai piedi della Croce, la deposizione e la sepoltura di Cristo: è il preludio della Pasqua. Il Signore uscirà da un sepolcro nuovo, come era nato dal grembo della Madre, serbandolo intatto.

Dal Vangelo secondo Giovanni (19, 25-42).

In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima ad una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Parola del Signore.

 

LETTURA PATRISTICA

Risorgi, Figlio, e illumina il mondo!

Lettore: Un celebre autore bizantino del secolo IX, Giorgio di Nicomedia, nell’omelia del Sabato Santo, presenta la Vergine Madre accanto al sepolcro in attesa vigile della risurrezione del Figlio. Mentre infittiscono le tenebre sui cuori, nell’anima della Madre inizia pian piano, come luce mattutina, l’alba della risurrezione. La parola di Dio, attentamente da lei meditata per tutta la vita, glielo fa capire con le luci interiori dello Spirito; la parola del Figlio sostiene la sua ferma speranza.

 

Dai «Discorsi» di Giorgio di Nicomedia, vescovo Argomento del nostro discorso è la presenza continuata della Madre eroica al sepolcro del Figlio. Mentre infatti tutti si ritirarono, solo lei, la Madre, arsa da fuoco impetuoso d’amore e con fede e coraggio incrollabile, sedette accanto alla tomba, immemore del cibo e del sonno, protesa a deliziarsi della beatificante risurrezione. Solo la Madre fu dunque testimone degli eventi che precedettero la risurrezione e udì quel terremoto soave e confortante, che svegliò i morti d’un tempo e gettò nel sonno le guardie che vegliavano il sepolcro. Perciò ritengo che a lei per prima fu dato l’annunzio della divina risurrezione: come infatti gioì dell’ineffabile incarnazione, così esultò per l’apparizione e lo splendore del Figlio risorto. Era la Madre: a lei furono affidati i misteri dell’incarnazione; a lei sola il Signore mostrò i prodigi della risurrezione, in modo più alto che agli Apostoli e alle donne fedeli, al di sopra della stessa comprensione delle intelligenze angeliche. Perciò immediatamente e prima fra tutti l’avvolse la luce radiosa, il lieto fulgore della risurrezione. Merita dunque, in questo giorno di gioia, esordire col rendimento di grazie che lei pronunciò mentre sedeva presso il sepolcro. Ella infatti trascorse nel silenzio interiore il tempo che precedette la risurrezione, rievocando e meditando l’ineffabile mistero: parlava a Colui che aveva compiuto l’inaudito progetto divino e così tacitamente gli diceva: «Signore, nella natura divina, impassibile tu sei ed immortale, ma come uomo hai sofferto nella nostra natura; ed ora giaci nel grembo della terra, tu che non lasci il seno del Padre. Il mondo intero non può contenere la tua divinità, ed un sepolcro racchiude il tuo corpo.

T’accolgono esultanti le anime dei giusti: con voci di gioia ti acclamano redentore; illuminate dal tuo splendore raggiante proclamano il tuo misterioso amore per l’uomo. Mostra anche agli abitanti del mondo i trofei della tua vittoria. Tu che invisibilmente sei dovunque, rivèlati con la bellezza che ti appartiene. Irradia la terra con i fulgori della tua risurrezione. Risorgi col corpo, tu che non puoi essere imprigionato nella divinità. Risvègliati, dunque, tu che insonne vegli nei secoli! Lèvati, e ti circondi con lodi l’assemblea dei popoli. Àlzati a difesa dei tuoi poveri, a disperdere fino allo sterminio le potenze avverse. O Sole di giustizia, sprigiona i raggi del tuo rinascere. Siano manifesti al mondo i bagliori della tua vittoria; a tutti sia nota la tua salvezza. “Vedano i poveri e si rallegrino” (Sal 68, 33). Che anch’io veda il volto bramato del mio desideratissimo Signore; che del Figlio divino contempli la sovrumana bellezza, e veda sorgere la gloria del Dio glorificato. Che possa riascoltare la sua voce che pronunzia parole soavi e piene di grazia. Come nel nascere recasti alla Madre per prima la gioia, così mòstrati a lei ad annunciarle per prima il gaudio della tua risurrezione. Appari, tu che sempre rimani con lei, serbandola invincibile». Mentre la Vergine esperta di Dio così inneggia ed implora, il Figlio le svela lo splendore della risurrezione; e poiché è dovere onorare la Madre, l’onora con la sua prima apparizione. Era giusto infatti che per prima accogliesse la gioia del mondo colei che a noi fu causa della pienezza del gaudio: lei, cui vennero affidati i misteri celesti; lei, che nella passione di Cristo fu trapassata da innumerevoli spade. Era giusto che, come ebbe parte ai patimenti del Figlio, ne pregustasse la gioia divina. O Signora, che per prima l’hai visto ed annunziato, svela anche ai nostri cuori il fulgore di Cristo, nostra dolcissi ma luce! A lui la gloria, l’onore e il rendimento di grazie, col Padre e con lo Spirito Santo, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen! (Discorso 9: La Vergine al sepolcro. PG 100, 1489-1504).

 

ORAZIONE

O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo Unigenito, disceso nelle viscere della terra, fa' che, sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Mentre si canta l'inno, colui che presiede accende la lampada davanti all'immagine dell'Addolorata.

 

INNO


Vergine del silenzio,

che ascolti la parola e la conservi,

donna del futuro, aprici il cammino.


Silenzio di chi vigila,

silenzio di chi attende,

silenzio di chi scopre una presenza.

Silenzio di chi prega,

silenzio di chi è in pace,

silenzio di chi è “uno” nel suo spirito.


Silenzio di chi è povero,

silenzio di chi è semplice,

silenzio di chi ama ringraziare.


 

ORAZIONE

Padre santo, che nel mistero pasquale hai stabilito la salvezza del genere umano, concedi a tutti gli uomini con la grazia del tuo Spirito di essere inclusi nel numero dei figli di adozione, che Gesù morente affidò alla Vergine Madre. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Dalla Lettera pastorale «La Madonna del Sabato santo» di Carlo Maria Martini, vescovo (Lettera pastorale 2000-2001, Centro Ambrosiano, Milano 2000, p. 31- 35).

Nel sabato dell’assenza e della solitudine sei la Madre dell’amore.

O Maria, azzardo un’ultima domanda: ma che senso ha tanto tuo soffrire? Come puoi rimanere salda mentre gli amici del tuo Figlio fuggono, si disperdono, si nascondono? Come fai a dare significato alla tragedia che stai vivendo? Mi pare che tu risponda con le parole del tuo Figlio: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Il senso del tuo soffrire, o Maria, è dunque la generazione di un popolo di credenti. Tu nel Sabato santo ci stai davanti come madre amorosa che genera i suoi figli a partire dalla croce, intuendo che né il tuo sacrificio né quello del Figlio sono vani. Se lui ci ha amato e ha dato se stesso per noi (cf Gal 2,20), se il Padre non lo ha risparmiato, ma lo ha consegnato per tutti noi (cf Rom 8,32), tu hai unito il tuo cuore materno all’infinita carità di Dio con la certezza della sua fecondità. Ne è nato un popolo, «una moltitudine immensa... di ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9); il discepolo prediletto che ti è stato affidato ai piedi della croce («Donna, ecco il tuo figlio»: Gv 19,26) è il simbolo di questa moltitudine. La consolazione con la quale Dio ti ha sostenuto nel Sabato santo, nell’assenza di Gesù e nella dispersione dei suoi discepoli, è una forza interiore di cui non è necessario essere coscienti, ma la cui presenza ed efficacia si misura dai frutti, dalla fecondità spirituale. E noi, qui e ora, o Maria, siamo i figli della tua sofferenza. [...] Tu conosci, o Maria, probabilmente per esperienza personale, come il buio del Sabato santo possa talora penetrare fino in fondo all’anima pur nella completa dedizione della volontà al disegno di Dio. Tu ci ottieni sempre, o Maria, questa consolazione che sostiene lo spirito senza che ne abbiamo coscienza, e ci darai, a suo tempo, di vedere i frutti del nostro “tener duro”, intercedendo per la nostra fecondità spirituale. Non ci si pente mai di aver continuato a voler bene!

Ci accorgeremo allora di aver vissuto un’esperienza simile a quella di Paolo che scriveva ai Corinti: «In noi opera la morte, ma in voi la vita» (2 Cor 4,12). Tu, o Maria, sei Madre del dolore, tu sei colei che non cessa di amare Dio nonostante la sua apparente assenza, e in Lui non si stanca di amare i suoi figli, custodendoli nel silenzio dell’attesa. Nel tuo Sabato santo, o Maria, sei l’icona della Chiesa dell’amore, sostenuta dalla fede più forte della morte e viva nella carità che supera ogni abbandono. O Maria, ottienici quella consolazione profonda che ci permette di amare anche nella notte della fede e della speranza e quando ci sembra di non

vedere neppure più il volto del fratello! Tu, o Maria, ci insegni che l’apostolato, la proclamazione del Vangelo, il servizio pastorale, l’impegno di educare alla fede, di generare un popolo di credenti, ha un prezzo, si paga «a caro prezzo». È così che Gesù ci ha acquistati: «Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo» (1 Pt 1,18-19). Donaci quell’intima consolazione della vita che accetta di pagare volentieri, in unione col cuore di Cristo, questo prezzo della salvezza. Fa’ che il nostro piccolo seme accetti di morire per portare molto frutto!

 

RESPONSORIO

Pensando chiuso in un buio sepolcro l’eterno Figlio che desti alla luce,
risorgerà con potenza e splendore.

Madre non piangere sopra di lui!

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Madre non piangere sopra di lui!

Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Madre non piangere sopra di lui!

 

PREGHIERA CONCLUSIVA

Guida:

Dopo aver contemplato e vissuto il dolore e la speranza della Madre di Dio, rivolgiamoci a Cristo, nostra vita, con le parole degli antichi Padri, e chiediamogli di trasfondere anche in noi quella fede eroica, che infuse col suo Spirito nella Madre sua.

Tutti:

O Figlio della Vergine, o Dio della Vergine e Creatore del mondo!

Tua è la Passione, tua la profondità della sapienza!

Tu sai ciò che eri e ciò che ti sei fatto.

Tu per salvare l’uomo ti degnasti venire e liberamente accettasti l’ignominiosa Passione.

Tu le colpe nostre prendesti su di te, come Agnello: tu le colpe nostre hai distrutto con la tua morte, o Salvatore, e tutti salvasti.

Sei tu, che come uomo patisci e come Dio resti impassibile; sei tu che muori e che salvi.

Sei tu che hai dato alla Santa l’ardire di gridarti: «O mio Figlio e mio Dio!».

 

CANTO FINALE

Mentre la Guida incensa l’immagine della Vergine, l’Assemblea canta l’inno finale.


1. Hai creduto alla Storia:

alle fedeli promesse del Padre,

ai patriarchi, alla Legge, ai profeti:

tutto cantava l’evento di Cristo!

Rit.: Madre dei viventi, Vergine fedele,

donaci la gioia di credere con te.


2. Hai creduto alla Vita:

meravigliosa vicenda di Dio

scritta nel cuore ed in carne di Vergine
per generare i mortali all’eterno.

 

3. Hai creduto al tuo Figlio:

quando cresceva qual uno di noi,

quando parlava l’eterna parola,

quando moriva tradito su un legno.


4. Hai creduto alla Pasqua:

dopo la croce risplende la luce,

che ti fa madre di tutti per sempre,

china sui passi di ogni tuo figlio.


 

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